Da galassia06 Mar 17 Mar 2020, 01:49
Coronavirus, speranza di cura nei farmaci usati per Hiv, Ebola (e artrite)In mancanza di una terapia specifica, i medici ricorrono alle soluzioni più varie: dal tradizionale antimalarico all’avveniristico «anticorpo biologico»

Sono basati principalmente sull’esperienza cinese le cure per pazienti con Covid, la malattia da nuovo coronavirus. Sono stati i lavori pubblicati da ricercatori e medici di Wuhan, la prima città colpita dalla pandemia, a fungere da riferimento per i colleghi italiani che hanno poi declinato sui loro pazienti, raccomandati anche dall’Oms.
Antivirali
Non esistono antivirali specifici contro il coronavirus Sars-CoV-2. Fin dall’inizio dei focolai verificatisi in Cina, i medici hanno fatto ricorso a molecole studiate e già in commercio per combattere infezioni di altro tipoma causate da gruppi di agenti patogeni cui appartiene anche il nuovo «nemico», i retrovirus. Si tratta di formulazioni anti-Hiv (il virus responsabile dell’Aids) a base di Ritonavir e Lopinavir, in combinazione con vecchie sostanze antimalaria, la clorochina e l’idrossiclorochina che hanno un’azione antinfiammatoria e infatti sono utilizzati anche per l’artrite reumatoide. Nella lista delle terapie, anche un antivirale in sperimentazione in Cina, Remdesivir, studiato dall’azienda Gilead per la Sars e poi Ebola e finora consegnato gratuitamente agli ospedali che ne hanno fatto richiesta secondo la procedura dell’uso compassionevole (previsto quando non esistono alternative e se il paziente è in gravi condizioni).
Nicola Petrosillo, infettivologo dell’Istituto Spallanzani, ne ha esperienza diretta: «I risultati sembrano incoraggianti, peccato che almeno nel nostro ospedale abbiamo dovuto rinunciare al Remdesivir. Pur avendolo richiesto, l’azienda non lo consegna probabilmente per l’altissimo numero di domande».
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AntinfiammatoriUna delle speranze terapeutiche è un farmaco nato per l’artrite reumatoide, malattia cronica caratterizzata da un’infiammazione che provoca dolore, rigidità muscolare e difficoltà di movimento. Ed è proprio l’infiammazione il comune denominatore di artrite e Covid.
Nei casi di polmonite grave può infatti subentrare una «tempesta di citochine», sostanze che vengono prodotte in eccesso dall’organismo per difendersi dal virus e vanno ad infiammare i polmoni. Tra queste la più pericolosa è l’interleuchina 6, bersaglio di questo farmaco in commercio da diversi anni per l’artrite, prodotto da Roche. Disinnescare l’infezione polmonare significa evitare che il paziente vada in terapia intensiva. L’azienda farmaceutica sta consegnando, secondo il progetto «Roche si fa in 4», il farmaco agli ospedali che ne hanno bisogno e si accinge a partire con una sperimentazione di Tocilizumab il cui avvio è subordinato all’approvazione della speciale unità di crisi anti-Covid dell’agenzia italiana Aifa. Per lo pneumologo della Fondazione Gemelli Luca Richeldi, è un «enorme vantaggio poter contare su una molecola di cui conosciamo gli effetti collaterali».«Anticorpo biologico»L’Università di Utrecht ha pubblicato sul sito BioRxiv una ricerca che dimostrerebbe la validità di un farmaco biologico, un anticorpo monoclonale, specializzato nell’aggredire il Sars-CoV-2, capace di riconoscere lil recettore con cui il virus si aggancia alla cellula umana. Ma i tempi perché venga prodotto sono molto lunghi.